La struttura di Novezzina (Verona), recentemente inaugurata, è pronta ad ospitare visitatori di tutte le età per un’esperienza immersiva nella flora, nella fauna e nella geologia del territorio
Hortus Europae, ovvero giardino d’Europa. Così veniva chiamato, fin dal XVI secolo, il massiccio del Monte Baldo, a nord-est di Verona. Un soprannome legato alla grande varietà di flora e fauna, che attirava studiosi, botanici e speziali da tutto il Continente e che ancora oggi conserva. Tra le ragioni di questa ricchezza la coesistenza di diverse zone climatiche, dalla fascia mediterranea delle coste affacciate sul Lago di Garda a quella alpina che abbraccia le vette oltre i 2mila metri.
Ora questo florido patrimonio naturalistico trova ospitalità in una nuova location, che contribuirà a valorizzarlo ulteriormente. Sabato scorso è stato infatti inaugurato il Museo della Biodiversità di Novezzina, intitolato a Francesco Calzolari, celebre speziale e botanico veronese del XVI secolo.
La ristrutturazione del complesso è parte integrante del progetto SC.RI.G.N.O. (Scommettere sulle risorse naturali per generare nuove opportunità), che Fondazione Cariverona sostiene tramite il bando Habitat. L’obiettivo dell’iniziativa è trasformare il complesso in una destinazione educativa all’avanguardia, offrendo ai visitatori di tutte le età un’esperienza immersiva e coinvolgente alla scoperta della biodiversità del territorio del Baldo.
“Vogliamo ispirare una nuova generazione di custodi della natura, incanalando la curiosità e l’entusiasmo dei visitatori verso la conservazione attiva e la comprensione della biodiversità locale”
L’allestimento museale
Il nuovo allestimento si integra sinergicamente con l’ambiente circostante. Il Museo della Biodiversità coinvolge infatti i visitatori creando un continuum tra le aree interne dell’edificio e gli spazi esterni dell’Orto Botanico adiacente. Il restauro ha inoltre accresciuto la vocazione didattica della struttura, introducendo dispositivi più fruibili, elementi di gaming museale e uno spazio immersivo, in cui si invita a conoscere la flora baldense attraverso i sensi del tatto, dell’udito, dell’olfatto e della vista.
Grazie a un utilizzo più razionale degli spazi e a una varietà di sistemi espositivi, il museo approfondisce diversi aspetti naturalistici. Si va dall’esplorazione del Monte Baldo attraverso le figure dei suoi studiosi alla geologia della catena montuosa; dall’approfondimento della botanica baldense all’antica “teoria delle firme”, che assegnava a ogni pianta un ruolo specifico nella cura del corpo.
Un progetto di rete per la sostenibilità
Il nuovo Museo della Biodiversità si aggiunge all’Orto Botanico del Monte Baldo e all’Osservatorio astronomico Angelo Gelodi già presenti. Il Parco Naturalistico Scientifico di Novezzina diventa così un fulcro sempre più importante per la valorizzazione delle risorse naturali locali, in grado di accelerare lo sviluppo non solo culturale ma che turistico ed economico. È infatti questo uno degli obiettivi del progetto SC.RI.G.N.O., che è riuscito nell’intento di riunire una fitta rete di 47 tra enti pubblici, privati e aziende attorno a una visione comune per il futuro del territorio.
“L’aggiunta del Museo della Biodiversità al novero delle attività presenti nel comprensorio esprime la nostra volontà di trasformare Novezzina in un centro di eccellenza per l’educazione all’ambiente – ha affermato Maria Luisa Costantino, presidente della Cooperativa Il Ponte, capofila del progetto e gestore del complesso – Vogliamo ispirare una nuova generazione di custodi della natura, incanalando la curiosità e l’entusiasmo dei visitatori verso la conservazione attiva e la comprensione della biodiversità locale”.