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STORIE DI INNOVAZIONE SOCIALE

Qual è il ruolo di una Fondazione? La sfida di Social Day, oltre le risorse economiche

6 novembre 2023  |  Tempo di lettura: 6 minuti

Fondazione Cariverona e Social Day hanno dato il via a un percorso di capacity building che ha portato allo sviluppo di nuove competenze e alla scrittura di un bando dedicato a progetti di cooperazione internazionale

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Nuove forme di povertà, incertezza economica, risorse limitate: in questo contesto, riuscire a promuovere lo sviluppo dei territori è una sfida sempre più complessa per le Fondazioni di origine bancaria.

Di fronte a problemi globali e profondamente interconnessi – dalla crisi climatica alle disuguaglianze, dalla formazione dei giovani alla coesione sociale – è necessario elaborare risposte allo stesso tempo efficaci e sostenibili, in grado di garantire un impatto duraturo nel medio-lungo periodo.

Ma quali strumenti mettere in campo per generare un cambiamento? Come raggiungere l’obiettivo di costruire un nuovo futuro in un tempo ricco di incertezze?

“Di fronte a problemi globali e profondamente interconnessi, è necessario elaborare risposte allo stesso tempo efficaci e sostenibili nel medio-lungo periodo”

Sono domande con le quali anche Fondazione Cariverona prova, ogni giorno, a misurarsi. I documenti programmatici confermano che erogare risorse economiche è necessario, ma non più sufficiente per risolvere le questioni con cui oggi le comunità si trovano a fare i conti: occorre sperimentare e percorrere strade alternative.

In questi anni, la Fondazione ha iniziato a interpretare in modo nuovo il proprio ruolo, affiancando – al sostegno ai progetti selezionati tramite bandi – percorsi di capacity building pensati su misura per i propri territori.

“È un tema di grande attualità, che può essere declinato in molteplici modalità e concretizzato in diverse azioni”, commenta Marta Cenzi, responsabile dell’area istituzionale della Fondazione.

Social Day

“Per noi significa prima di tutto esercitare un’attenta capacità di ascolto e di analisi per poi affiancare gli attori del territorio nello sviluppo di nuove competenze. Il nostro obiettivo è supportare processi di crescita interni, che aiutino gli enti a consolidarsi e a raggiungere i propri obiettivi e, di conseguenza, ad avere un impatto significativo all’interno delle comunità”.

Un approccio innovativo, quindi, che inizia a dare frutto, come testimonia la collaborazione – nata in modo quasi spontaneo – con Social Day.

Social Day: dalla scrittura di un bando a una nuova consapevolezza

“Per noi di Social Day gli anni della pandemia sono stati particolarmente complicati”. A raccontare l’esperienza dell’associazione è Irene Bagnara, volontaria di Bassano del Grappa.

“Il nostro è un percorso di cittadinanza attiva, gestito e realizzato da giovani dagli 11 ai 19 anni che prevede il coinvolgimento delle scuole, degli attori del territorio e di realtà di cooperazione internazionale. La didattica a distanza e la mancanza di incontri e momenti di aggregazione hanno rallentato le nostre attività”.

“Social Day è un percorso di cittadinanza attiva, gestito e realizzato da giovani dagli 11 ai 19 anni che prevede il coinvolgimento delle scuole, degli attori del territorio e di realtà di cooperazione internazionale

La realtà – nata in Germania trent’anni fa, e poi arrivata anche nel nostro Paese – organizza percorsi di formazione sui temi dei diritti umani, della pace e della giustizia nelle province di Vicenza, Treviso, Mantova, Milano.

Al termine, il programma prevede l’organizzazione di una giornata finale unica in tutta Italia, chiamata Social Day. In quella data, gli studenti delle scuole coinvolte realizzano un’attività o un servizio in una delle realtà ospitanti (aziende, privati, enti del terzo settore, ecc.) ricevendo, in cambio, una ricompensa.

“I fondi raccolti vengono devoluti a sostegno di progetti internazionali di cooperazione nei settori dell’istruzione, della scolarizzazione, dell’educazione e della formazione, selezionati direttamente dai ragazzi dei boards attivi su tutto il territorio nazionale”.

Dietro queste iniziative si nasconde una struttura complessa, che va dai gruppi territoriali degli studenti ai boards, dall’assemblea agli enti promotori.

“La nostra organizzazione è in effetti molto articolata – ammette Bagnara – E in questi ultimi anni, ci siamo resi conto che stavamo correndo il rischio di un’eccessiva frammentazione. Non essendoci un coordinamento nazionale chiaramente definito e ben strutturato, c’era la possibilità che ogni provincia si muovesse in autonomia”.

“La nostra organizzazione è molto articolata. E in questi ultimi anni, ci siamo resi conto che stavamo correndo il rischio di un’eccessiva frammentazione

Da qui l’idea di promuovere, per la prima volta, un bando nazionale unico per selezionare i progetti di cooperazione internazionale da sostenere attraverso i fondi raccolti durante il Social Day.

“Ci sembrava un’ottima idea sia per rimettere ordine nell’organizzazione che per espandere il nostro raggio d’azione. Non avevamo, però, le competenze adatte per strutturarlo. Così ci è venuto in mente di rivolgerci a Fondazione Cariverona. La conoscevamo bene perché, in passato, aveva sostenuto diversi progetti qui nel Bassanese”, racconta Bagnara.

“Soprattutto, eravamo convinti che lo staff ci potesse accompagnare in un percorso di crescita, che andasse anche al di là della scrittura di un nuovo documento”.

Il contributo della Fondazione tra workshop, domande e strumenti

E così, a marzo, è iniziata la collaborazione tra le due realtà. “Abbiamo accettato volentieri la sfida lanciata da Social Day”, conferma Cenzi.

“Innanzitutto, perché avevamo la possibilità di dare concretezza al tema del capacity building, lavorando in prima persona per accompagnare il team dell’associazione”.

“E poi perché il progetto dialogava bene con gli obiettivi strategici della nostra programmazione: tocca temi per noi cruciali come la creazione di opportunità per le nuove generazioni, il protagonismo giovanile e la cittadinanza attiva”.

La Fondazione ha quindi deciso di strutturare un team giovane e qualificato composto da Maria Stradoni, Beatrice Guardini e Silvia Paganin dell’Ufficio sviluppo, e guidato da Chiara Miotto e dalla stessa Cenzi, per seguire direttamente il progetto. Dopo alcuni incontri conoscitivi, è stata organizzata una serie di workshop con il coinvolgimento dei responsabili di Social Day.

“Inizialmente, il nostro obiettivo era scrivere un buon bando, ma ci siamo subito resi conto che l’affiancamento non si sarebbe limitato a questo”, commenta Bagnara.

“Grazie al supporto della Fondazione, abbiamo fatto un passo indietro e ci siamo guardati da una prospettiva esterna, che ci ha permesso di chiarire meglio la nostra identità e i risultati che volevamo raggiungere”.

“Il nostro obiettivo era scrivere un buon bando, ma ci siamo subito resi conto che l’affiancamento non si sarebbe limitato a questo”

È stato un cammino utile anche per evitare il rischio di frammentazione interna: “Il processo ha dato il via a un percorso di ricucitura delle varie anime territoriali di Social Day, al termine del quale ci siamo ritrovati tutti più coinvolti, affiatati e allineati”.

Particolare attenzione è stata data al tema della comunicazione, per riuscire a intercettare un’ampia rete di soggetti interessati a partecipare al bando.

“La scrittura del documento è stato solo l’ultimo passo di un percorso ben più ampio. Nel bando abbiamo semplicemente condensato tutto quello che avevamo condiviso: i nostri valori e il nostro modo di essere, il nostro linguaggio e i nostri obiettivi”.

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“È stato un percorso molto utile anche per noi – commenta Cenzi – Il nostro contributo principale è stato aiutare il team di Social Day a farsi le domande giuste. Abbiamo poi condiviso alcuni strumenti perché potessero arrivare autonomamente alle loro risposte”.

“Ci auguriamo che questo percorso abbia un effetto moltiplicatore e aiuti Social Day a consolidarsi e a raggiungere con più efficacia i propri obiettivi, generando un impatto a cascata su tutta la rete coinvolta e su tutto il territorio d’azione”.

Tutti i dettagli del bando

Il bando è ora finalmente online, disponibile a questo link. È aperto a tutte le organizzazioni non profit che hanno sede in Italia e sono attive nella cooperazione internazionale allo sviluppo.

Per partecipare all’iniziativa, le realtà devono svolgere attività educativa in Italia e sostenere progetti nei settori dell’istruzione, della scolarizzazione, dell’educazione e della formazione all’estero. È possibile presentare la propria candidatura entro venerdì 1 dicembre.

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La procedura di selezione si svilupperà in due fasi: al termine della prima – anche grazie al sostegno dello staff di Fondazione Cariverona – verranno selezionati un massimo di sei progetti; nella seconda, sarà direttamente l’assemblea degli studenti dei gruppi di Social Day a scegliere i vincitori.

Le proposte selezionate (massimo quattro) riceveranno un contributo fino a 20mila euro, a seconda dei fondi raccolti durante la giornata Social Day 2024.

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