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STORIE DI INNOVAZIONE SOCIALE

Una nuova visione per la città del futuro

24 gennaio 2024  |  Tempo di lettura: 7 minuti

I centri urbani stanno vivendo una fase di forte cambiamento: sono chiamati a dare risposte innovative a bisogni sempre più urgenti, dall’energia alla mobilità, dai giovani all’ambiente. A Vicenza, attorno alla realizzazione di alcuni progetti strategici, sta nascendo dal basso un’idea alternativa di comunità

2023.10.07

Nonostante occupino solo il 3% della superficie globale, le città sono il campo di battaglia nel quale oggi si combattono alcune tra le sfide più importanti per il futuro del nostro Pianeta. Fenomeni come il cambiamento climatico, le disuguaglianze economiche e la disgregazione dei legami sociali sono direttamente collegati al modo in cui viviamo, a come ci muoviamo e a come lavoriamo, a quanto consumiamo e a cosa acquistiamo. I centri urbani sono quindi sottoposti a forti pressioni e stanno attraversando profonde trasformazioni.

Per rispondere ai bisogni più urgenti dei cittadini, è necessario ideare nuovi modelli di sviluppo, che tengano conto delle tante dimensioni della sostenibilità. Ma quali soluzioni adottare? Come immaginare le città del futuro? Quali strumenti mettere in campo per garantire il benessere non solo di questa, ma anche alle prossime generazioni?

“La lotta a fenomeni come il cambiamento climatico, le disuguaglianze economiche e la disgregazione dei legami sociali passa necessariamente dal modo in cui viviamo le nostre città”

“Sono domande essenziali, dalle quali sono nate le intuizioni per tanti dei progetti che stiamo portando avanti”, commenta Massimiliano Quaresimin, uno dei soci fondatori della cooperativa sociale Urbana attiva nel territorio di Vicenza. “Qual è la nostra idea di città? Chi vogliamo essere tra 10 o 20 anni? Non sono questioni che riguardano solo l’amministrazione: toccano la vita di tutti noi cittadini”. Negli ultimi anni, Urbana ha lanciato una serie di iniziative che – grazie al sostegno di diversi partner, tra cui Fondazione Cariverona – contribuiscono a dare una risposta a questi interrogativi.

“I nostri interventi toccano diversi temi cruciali per il futuro di Vicenza, così come di tante altre città italiane. Sono tutti intimamente connessi: dall’energia alla finanza, dai giovani alla mobilità. Nel tempo ci siamo resi conto che, attorno a questi progetti nati dal basso, si sta sviluppando una rete che porta avanti una nuova visione di sviluppo in grado di declinare le tante dimensioni della sostenibilità. L’abbiamo chiamata fair living, perché si tratta di uno stile di vita che abbraccia tutto”.

“Sappiamo che il cambiamento non è più rimandabile e, perché sia efficace, è necessario che sia integrale: spostarsi in bicicletta e continuare a riscaldare le case con fonti di energia fossile, ad esempio, non è una strategia destinata a funzionare”. Per approfondire meglio questa visione abbiamo intervistato la cooperativa sociale e il suo team, composto – oltre che da Quaresimin – anche da Tommaso Carrieri e Lucia Barbiero.

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Sostenibilità sociale: un’opportunità per i giovani

“Per noi parlare di città del futuro significa parlare, prima di tutto, di giovani. Vicenza ospita alcune sedi delle università di Verona, Padova e Venezia, che ogni anno attraggono quasi 5mila studenti. Sono un patrimonio prezioso di idee ed energie nuove, che però fatica a trovare spazio e ad emergere”.

Tra le ragioni c’è anche un’offerta residenziale insufficiente, problema che accomuna gran parte del Nord Italia. Il 57% dei giovani che studia a Vicenza arriva da fuori provincia: tra loro ci sono tanti pendolari che avrebbero bisogno di un alloggio. Oggi la residenza gestita da ESU Padova offre poco più di 60 letti, a fronte di una domanda di oltre 600.

“Per noi parlare di città del futuro significa parlare, prima di tutto, di giovani. Vicenza quasi 5mila studenti universitari. Sono un patrimonio prezioso, che però fatica a trovare spazio e ad emergere”

“Per rispondere a questa emergenza abitativa e mettere in dialogo studenti e città, abbiamo deciso di lanciare un progetto, chiamato City Campus, che prevede la creazione di un polo universitario diffuso. Verrà realizzato attraverso la rigenerazione di due immobili già esistenti. Uno è il Campus Margherita, che confina con le aule universitarie. L’altro è il Campus Carducci, a tre chilometri di distanza, vicino a una scuola superiore molto frequentata e a una serie di servizi come centri sportivi, piscine, ospedale”.

Una volta ultimati i lavori – la cui partenza è prevista per marzo 2024 – i giovani fuori sede avranno a disposizione, a un prezzo calmierato, oltre 80 nuovi posti letto: la copertura del fabbisogno passerebbe, quindi, dal 9,9% attuale al 23,5%.

“Con questa iniziativa, desideriamo contribuire a riscoprire il valore dell’ospitalità. Non vogliamo che Vicenza sia una città dormitorio, vogliamo che sia accogliente. La presenza di una comunità studentesca è una risorsa che può fermentare tutta la vita della comunità. Da qui, l’esigenza di creare punti di contatto e occasioni di incontro. Una volta riqualificati, i due campus ospiteranno infatti diverse attività sociali e culturali, aperte anche ai cittadini: tra i vari luoghi a disposizione ci saranno caffetterie, ciclofficine e botteghe bio-alimentari”.

City Campus contribuisce così a creare nuove opportunità di crescita per i giovani, dando vita a uno spazio all’interno del quale costruire un nuovo senso di appartenenza alla città. “Uno degli obiettivi del progetto è proprio quello di contribuire a rendere il nostro territorio attrattivo per le nuove generazioni”. La provincia di Vicenza è in effetti tra le prime in Italia per tasso di emigrazione di giovani all’estero. Da qui, la necessità di immaginare nuove strategie per fermare l’emorragia di talenti, aggravata dal calo demografico che attanaglia il Paese.

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Sostenibilità ambientale: energia, alimentazione, mobilità

La visione della città del futuro non può prescindere dalla lotta al cambiamento climatico. La riqualificazione degli immobili di City Campus avverrà proprio per questo motivo nel segno della sostenibilità ambientale. “Abbiamo calcolato che la riqualificazione di Campus Margherita porterà a un risparmio di energia primaria pari a 35 tonnellate equivalenti di petrolio (tep) all’anno e alla riduzione di 84mila chili di CO2 all’anno. Con questo intervento, è come se venissero piantati più di 5mila nuovi alberi”.

Strategica è, inoltre, la scelta di sfruttare edifici già esistenti, senza incrementare ulteriormente il consumo di suolo. Dal 2006 al 2022, nella provincia di Vicenza sono stati cementificati oltre 2mila ettari di superficie, pari a circa 3mila campi da calcio. “Puntare sulla rigenerazione urbana ci è sembrata in assoluto la scelta migliore per realizzare il nostro progetto”. Una strada intrapresa anche da tante altre città italiane: non a caso il Pnrr mette a disposizione oltre 3 miliardi di euro per interventi di questo tipo.

“Abbiamo calcolato che, con la riqualificazione di Campus Margherita, è come se venissero piantati più di 5mila nuovi alberi”

Per quanto riguarda l’approvvigionamento energetico, i campus ospiteranno delle comunità energetiche rinnovabili (Cer). L’obiettivo di limitare la dipendenza dai combustibili fossili: “È una decisione coerente con tutti gli altri tasselli della nostra visione. Porteremo avanti la creazione di queste Cer anche attraverso il progetto HAB Terrenergie, sostenuto sempre da Fondazione Cariverona, e ora anche E.C.O. Vicenza. Si tratta di una rete che riunisce diverse realtà agricole, cooperative sociali, enti ed imprese vicentine, tutte attente alla tutela dell’ambiente e alla gestione delle risorse naturali integrate nel sistema della Cer”.

Grande attenzione verrà, inoltre, riservata al cibo servito nelle caffetterie e nelle botteghe alimentari: “L’alimentazione è una componente fondamentale della sostenibilità. Il modo in cui mangiamo ha profonde conseguenze sulla realtà in cui viviamo, sia sul piano sociale che ambientale. Punteremo quindi su prodotti biologici e a chilometro zero. È una scelta che contribuirà a creare inoltre nuovi spazi di business per le realtà agricole locali”.

City Campus ha avviato iniziative anche per la promozione della mobilità sostenibile. Il trasporto stradale è infatti il responsabile della maggior parte delle emissioni di gas serra nelle città italiane, con una media tra il 30% e il 60%. Investire sulle alternative è necessario per migliorare la qualità dell’aria cittadina. “I campus sono collocati in zone strategiche, vicine a reti ciclabili e ad aree verdi. Incentiveremo quindi l’uso della bicicletta e creeremo delle ciclofficine in grado di fornire assistenza e strumenti utili per riparazioni”.

Su questo tema, Urbana ha recentemente lanciato il progetto In-mobilità, sostenuto da Cariverona attraverso il bando RigenerAzioni. “Con questa nuova iniziativa, vogliamo intervenire sulla mobilità studentesca. Grazie a uno studio pubblicato dalla rete veloCittà, abbiamo rilevato che a Vicenza il 65% degli studenti delle primarie, il 50% delle secondarie di I grado e il 23% delle secondarie di II grado va a scuola in automobile”.

Sono percentuali decisamente elevate, se si pensa che spesso le distanze sono relativamente brevi. “Abbiamo quindi deciso di sostenere la rigenerazione di spazi e percorsi dedicati alla bicicletta in cinque suole superiori della provincia di Vicenza. Formeremo inoltre giovani e insegnanti su questi temi, invitandoli alla partecipazione politica e sociale per il futuro del territorio”.

Il rendering del Campus Margherita
Il rendering del Campus Margherita

Sostenibilità economica: finanza e governance

Nessun modello di città resisterebbe alla prova del tempo se alla sostenibilità ambientale e sociale non si aggiungesse anche quella economica. Il business plan di City Campus si fonda sulla vendita di locazioni dei posti letto e dei servizi per gli alloggi, oltre che su altre attività commerciali, dalle caffetterie alle botteghe alimentari, dalla lavanderia alla ciclofficina.

Oltre al sostegno di enti quali Fondazione Cariverona e Banca Etica, per avviare il progetto è stata lanciata anche una campagna di raccolta di capitale aperta a tutti i cittadini (equity crowdinvesting). “È la prima volta che una società cooperativa lancia un’iniziativa di questo tipo in Italia. L’idea è permettere a tutti coloro che credono in questa visione di diventare attori protagonisti e non semplici utenti. Il finanziamento minimo è di 100 euro. È una scelta che ci ha permesso di avere tra i soci finanziatori anche tanti giovani. Chi sale a bordo, poi, ha una detrazione del 30% e una remunerazione del 4% annuo”.

“È la prima volta che una società cooperativa lancia un’iniziativa di questo tipo in Italia. L’idea è permettere a tutti coloro che credono in questa visione di diventare attori protagonisti e non semplici utenti”

Nel giro di un mese (dal 7 ottobre al 10 novembre 2023), il crowdinvesting ha già raggiunto quota 588mila euro, anche grazie a un prezioso lavoro di sensibilizzazione e di comunicazione portato avanti da Urbana e dai suoi partner. La raccolta diretta è proseguita con altri finanziamenti per la somma complessiva ad oggi di 608mila euro.

“Il successo di questa campagna e, più in generale, del progetto è il segno di una città che ha il desiderio di rinascere dal basso. È forse questo l’aspetto più affascinante. Creare consenso attorno a una visione di futuro fondata su elementi quali giovani, comunità, energie rinnovabili, alimentazione, mobilità, finanza etica. Non è un’idea nostra, ma costruita passo dopo passo grazie al confronto con tante realtà, enti, cittadini, imprese, che ora può realmente cambiare il modo di vivere i nostri quartieri”.

E proprio l’investimento in relazioni solide e metodi di lavoro condivisi tra i principali attori del territorio (cittadini compresi) si è dimostrato uno dei più proficui. “La governance è uno degli aspetti più importanti e delicati di tutto il progetto. Se vogliamo raggiungere grandi traguardi, dobbiamo imparare a collaborare, abituandoci a fare un passo indietro per l’interesse di tutti”.

Per arrivare a questi risultati, l’iniziativa ha messo in campo una serie di strumenti di co-progettazione, amministrazione condivisa e ricerc-azione, anche grazie alla consulenza di spinoff universitari. “Stiamo imparando – conclude Carrieri – a lavorare da squadra per raggiungere obiettivi comuni. Ci siamo resi conto che solo condividendo le necessità e ragionando insieme sulle soluzioni possiamo generare quel cambiamento di cui le città hanno bisogno”.

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