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AMBIENTE  |  IL VALORE DEL CAPITALE NATURALE

Biodiversità a rischio: un’azione globale per il futuro della vita sulla Terra

9 agosto 2023  |  Tempo di lettura: 6 minuti

Le misure adottate da Nazioni unite, Unione europea e istituzioni italiane per invertire la rotta e scongiurare la sesta estinzione di massa

biodiversità

Secondo il Forum economico mondiale, circa la metà del Pil globale (pari a 40 trilioni di euro) dipende dalla biodiversità, intesa come la varietà e variabilità degli organismi viventi e degli ecosistemi in cui si sviluppano. Anche per questo motivo, la tutela della natura è in cima alla lista delle priorità delle principali istituzioni internazionali e nazionali.

Dal cambiamento climatico all’inquinamento, dal riscaldamento globale alla distruzione degli habitat, oggi l’ambiente è gravemente minacciato da una serie di fenomeni che rischiano di innescare quella che alcuni studiosi definiscono la sesta estinzione di massa.

Negli ultimi anni le Nazioni unite e l’Unione europea hanno quindi adottato una serie di documenti che invitano gli Stati a mettere in pratica misure in grado di arrestare il degrado e invertire la rotta.

“Circa la metà del Pil globale dipende dalla biodiversità, intesa come la varietà e variabilità degli organismi viventi e degli ecosistemi”

Anche Fondazione Cariverona condivide lo stesso obiettivo, portandolo avanti con determinazione nei propri territori di riferimento attraverso bandi come Capitale naturale, che mira a sostenere progetti che tutelino, ripristinino e valorizzino la biodiversità e il capitale naturale.

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Il framework globale dell’Onu

Il più importante accordo internazionale sulla tutela della natura è stato siglato lo scorso dicembre a Montreal, in Canada, in occasione della 15° Conferenza delle Parti (Cop) della Convenzione delle Nazioni unite sulla diversità biologica, adottata nel 1992.

Con un ritardo di due anni causato dalla pandemia (l’evento si sarebbe dovuto svolgere in presenza a Kunming, in Cina, nel 2020), i 196 Paesi che fanno parte dell’Onu hanno sottoscritto un patto, battezzato Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework, che prevede entro il 2030 la protezione del 30% del Pianeta e il ripristino del 30% delle aree marine e terrestri degradate.

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Si tratta di un obiettivo ambizioso che definisce uno standard paragonabile, per importanza, al limite dell’aumento delle temperature globali di 1,5 gradi definito dall’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici nel 2015.

Attualmente solo il 17% delle terre emerse e l’8% dei mari sono protetti. Inoltre, entro il 2050, i Paesi dell’Onu si impegnano – in maniera non vincolante – ad aumentare la resilienza degli ecosistemi, riducendo di 10 volte il tasso di estinzione delle specie e incrementando l’abbondanza di quelle selvatiche.

L’accordo, che sblocca 30 miliardi di dollari di aiuti all’anno per la tutela della biodiversità nei Paesi in via di sviluppo, ha sollevato anche diversi dubbi e scetticismi a causa dell’eccessiva discrezione lasciata ai singoli Paesi nell’adottare le misure identificate dal documento.

“Il Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework prevede la protezione del 30% del Pianeta e il ripristino del 30% delle aree marine e terrestri degradate”

La strategia dell’Unione europea

Anche l’Unione europea considera la difesa degli organismi viventi e degli ecosistemi una priorità della propria azione. Nel maggio 2020, la Commissione ha presentato la Strategia dell’Ue sulla biodiversità per il 2030, documento chiave del Green Deal europeo al quale dovrebbe andare una quota significativa del 30% del bilancio e delle spese di Next Generation Eu destinate al clima.

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Le principali azioni da realizzare entro i prossimi sette anni includono:

  • creare zone protette pari ad almeno il 30% della superficie terrestre e marina dell’Unione europea
  • ripristinare gli ecosistemi degradati in tutta l’Ue entro il 2030 attraverso misure specifiche come la riduzione dell’uso e del rischio dei pesticidi del 50% e l’impianto di 3 miliardi di alberi
  • stanziare 20 miliardi di euro all’anno per la protezione e la promozione della biodiversità tramite i fondi dell’Ue e finanziamenti nazionali e privati
  • sviluppare un quadro globale ambizioso per questo tema

L’azione a tutela della biodiversità integra e completa la strategia europea Dal produttore al consumatore (From Farm to Fork), focalizzata sullo sviluppo di un sistema alimentare più sano e sostenibile in Europa.

Le novità in Italia

“La Repubblica tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”: con la modifica dell’articolo 9, approvata nel febbraio 2022, la biodiversità è ufficialmente entrata a far parte della nostra Costituzione. La sua tutela diventa quindi uno dei principi fondamentali, assieme a quella del paesaggio storico e artistico. Secondo l’Ispra, questo inserimento rappresenta il coronamento di un percorso che nasce dalla sensibilità dei cittadini e dà forza all’ambiente qualificandolo come bene fondamentale per il Paese.

“La Repubblica tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni” (Articolo 9 della Costituzione italiana)

La Strategia nazionale

Sul piano delle politiche, nel 2021 l’allora ministero della Transizione ecologica (oggi ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica) ha avviato il processo di definizione di una nuova Strategia nazionale per la biodiversità al 2030, che sostituirebbe quella ferma al 2020.

Il documento dovrebbe contenere una serie di obiettivi specifici che declineranno su scala nazionale le priorità europee e gli impegni definiti in ambito internazionale in ogni area di intervento (agricoltura, foreste, acque interne, mare, ecc.). Per ciascun target verranno individuate azioni particolari e indicatori chiave per verificarne il raggiungimento.

Secondo Legambiente, il decennio 2020-2030 sarà cruciale per la tutela della biodiversità a rischio nel nostro Paese: per questo motivo è importante che la nuova strategia entri presto in vigore.

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Intanto, a maggio, è stato inaugurato il National Biodiversity Future Center, il primo centro di ricerca italiano dedicato alla biodiversità, che sarà coordinato dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr). La struttura, che coinvolge 2.000 scienziati (metà dei quali donne) e 49 istituzioni, sarà impegnata nello studio e nella conservazione degli ecosistemi e della biodiversità del nostro Paese.

Finanziato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) con 320 milioni di euro in tre anni, avrà la sede principale a Palermo e svolgerà attività di ricerca specifiche legate a terra, mare, ambienti urbanizzati, salute, comunicazione e impatto.

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