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AMBIENTE  |  IL VALORE DEL CAPITALE NATURALE

Cos'è il capitale naturale e perché è importante?

24 luglio 2023  |  Tempo di lettura: 3 minuti

Ignorato dagli indicatori economici, questo stock di organismi viventi, aria, acqua, suolo e risorse geologiche è in realtà essenziale per la vita dell’uomo sulla Terra

capitale naturale

Fondazione Cariverona ha recentemente lanciato il bando Capitale naturale, mettendo a disposizione fondi per 2,75 milioni di euro. L’obiettivo dell’iniziativa è sostenere progetti che tutelino, ripristinino e valorizzino la biodiversità e il capitale naturale nei cinque territori di riferimento. Ma che cos’è il capitale naturale? E perché è così importante?

Che cos’è il capitale naturale?

Il comitato nazionale dedicato a questo tema – presieduto dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica – definisce il capitale naturale come l’intero stock di organismi viventi, aria, acqua, suolo e risorse geologiche che contribuisce a fornire beni e servizi di valore (diretto o indiretto) per l’uomo e che è necessario per la sopravvivenza dell’ambiente da cui è generato. 

Il termine include quindi sia elementi biotici (ecosistemi, flora, fauna, ecc.) che abiotici (minerali, combustibili fossili, aria, vento, sole, ecc.), presenti nel sottosuolo, nel suolo, nell’acqua e nell’atmosfera. Come per altri tipi di capitale (finanziario, manifatturiero, ecc.), anche questo stock naturale può essere identificato con un valore fisico o monetario

“Il capitale naturale è l’intero stock di organismi viventi, aria, acqua, suolo e risorse geologiche che contribuisce a fornire beni e servizi di valore (diretto o indiretto) per l’uomo”

Perché il capitale naturale è importante?

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La vita sulla Terra dipende dalla presenza di questo stock, che è in grado di fornire una serie di beni e servizi – definiti ecosistemici – unici e insostituibili per il benessere dell’uomo e dell’ambiente. 

Il Millennium Ecosystem Assessment – un progetto di ricerca che ha coinvolto oltre 1.300 scienziati ed esperti per cinque anni – suddivide questi servizi in quattro categorie funzionali

  • servizi di fornitura: includono i prodotti ottenuti dagli ecosistemi come il cibo, l’acqua pura, le fibre, i combustibili, le medicine, ecc.  
  • servizi di regolazione: legati al controllo di processi ecosistemici, riguardano il clima, il regime delle acque, l’azione di agenti patogeni, ecc.  
  • servizi culturali: non sono di natura materiale e comprendono elementi quali il senso spirituale, etico, ricreativo, estetico, le relazioni sociali, ecc.  
  • servizi di supporto: necessari per la produzione di tutti gli altri servizi ecosistemici, includono la formazione del suolo, il ciclo dei nutrienti, la produzione primaria di biomassa, ecc. 

Alla luce di questi studi, l’Onu ha dichiarato che il capitale naturale costituisce il fondamento di qualsiasi attività economica, oltre che della qualità di vita e della coesione sociale. 

Perché misurare il capitale naturale?

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Oggi il capitale naturale del Pianeta è gravemente minacciato da una serie di processi innescati dall’uomo. Da inizio Novecento il prelievo di risorse dalla Terra è ad esempio aumentato di dieci volte, mentre fenomeni quali il cambiamento climatico, l’inquinamento dell’aria o il dissesto idrogeologico stanno mettendo sotto pressione tutta la biosfera, alterando gli ecosistemi e rompendone gli equilibri. 

Uno dei problemi dell’attuale modello economico, ormai considerato insostenibile, è che non è mai riuscito ad attribuire un valore quantitativo alla ricchezza della natura che permette la vita sulla Terra. Ma – come ricorda il premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz – poiché “ciò che misuriamo influisce su ciò che facciamo”, è importante riconoscere il ruolo che risorse quali la biodiversità, la regolazione del clima o la rigenerazione del suolo hanno nelle performance di un Paese, di un tessuto produttivo o di un’impresa. 

Il concetto di capitale naturale mira proprio a colmare questa lacuna e a sviluppare nuovi indicatori da integrare nei sistemi contabili e statistici nazionali, fondati – a partire dagli anni Trenta – quasi esclusivamente sul calcolo del prodotto interno lordo (Pil). Misurare il valore di beni e servizi ecosistemici significa quindi contribuire a orientare l’azione degli attori pubblici e privati, aiutandoli a prendere decisioni consapevoli, che tengano conto dell’importanza del capitale naturale non solo per il nostro benessere ma anche per quello delle future generazioni.  

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