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CAPITALE UMANO

Giornata nazionale dell’ascolto dei minori: 8 genitori su 10 temono per il futuro dei propri figli

9 aprile 2025

I dati dell’indagine rivelano una preoccupazione crescente degli adulti a fronte dell’aumento del disagio giovanile: Con i Bambini lancia BenEssere, il più grande cantiere educativo in Italia sul benessere psicologico degli adolescenti

I dati dell’indagine rivelano una preoccupazione crescente degli adulti a fronte dell’aumento del disagio giovanile: Con i Bambini lancia BenEssere, il più grande cantiere educativo in Italia sul benessere psicologico degli adolescenti

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Il dato è chiaro e inquietante: quasi 8 genitori su 10 temono per il futuro dei propri figli. E non è solo una paura generica. Il 64% cita esplicitamente il rischio per la loro salute mentale e fisica. Un’ansia profonda, trasversale, che tocca famiglie, scuole, istituzioni.

A preoccupare di più è la dipendenza dai dispositivi digitali: l’83% degli italiani adulti la indica come principale fonte di allarme. Un dato che segna un’impennata vertiginosa rispetto al 66% registrato nel 2019. Non si tratta solo di ore passate online, ma di un’interferenza strutturale nelle relazioni, nella capacità di concentrazione, nella costruzione dell’identità.

E non finisce qui. Il 75% degli italiani segnala un aumento della violenza giovanile e delle baby gang, mentre il 72% indica bullismo e cyberbullismo tra i fenomeni più gravi, con un incremento di 11 punti in cinque anni. Ancora più netto è il dato sul consumo di alcol e droghe: il 67% lo considera molto preoccupante, con un aumento di ben 21 punti percentuali dal 2019.

“Aumentano le paure dei genitori, soprattutto nell’adolescenza: violenza, solitudine e difficoltà relazionali tra le principali preoccupazioni”

Un disagio che cambia volto e cresce in profondità

L’indagine promossa da Con i Bambini e realizzata dall’Istituto Demopolis, in occasione della Giornata nazionale dell’ascolto dei minori, entra nel dettaglio delle paure genitoriali e fotografa un contesto in evoluzione.

Quando si parla dei figli tra i 14 e i 17 anni, le ansie aumentano. Il 73% dei genitori teme che, fuori casa, possano essere vittime di violenza o bullismo. Il 64% è allarmato dal rischio di incidenti stradali, il 44% dai possibili conflitti con i coetanei, il 36% dal contatto con droghe, il 31% dal consumo di alcol. E un 40% teme che i propri figli soffrano di solitudine o difficoltà relazionali.

A questi dati si affiancano due segnali allarmanti sul piano educativo: il 62% degli italiani si dice preoccupato per il basso rendimento scolastico, mentre il 59% denuncia un impoverimento del linguaggio tra bambini e ragazzi. Segni concreti di un malessere che non è più sommerso, ma sempre più visibile.

La povertà educativa non è più un concetto astratto

Nel 2019, solo una parte dell’opinione pubblica era consapevole della povertà educativa minorile. Oggi, secondo Demopolis, appena il 13% degli italiani non ha mai sentito parlare del fenomeno: venti punti in meno rispetto a cinque anni fa. Un cambio di passo culturale che riflette un’urgenza crescente.

“Dipendenza digitale, bullismo e disagio emotivo: per il 92% degli italiani la povertà educativa è un problema grave”

Ma cosa si intende oggi per povertà educativa? Per il 63% degli intervistati, è la mancanza di opportunità di crescita. Il 57% la collega a bassi livelli di apprendimento, il 56% la legge come disagio sociale che circonda il minore.

E, forse ancora più significativo, il 92% degli italiani considera oggi la povertà educativa un problema grave, in netto peggioramento secondo il 77%. Solo il 9% pensa che la scuola offra le stesse opportunità a tutti: una valutazione che mostra quanto siano diffusi i divari, non solo tra Nord e Sud, ma anche all’interno degli stessi territori e contesti urbani.

L’ascolto come leva di cambiamento

I dati raccontano un disagio reale, che non può più essere ridotto a fenomeno episodico. E proprio da questa consapevolezza nasce la volontà di reagire. In occasione della Giornata dell’ascolto, Con i Bambini ha dato il via a BenEssere il più grande intervento nazionale sul benessere psicologico degli adolescenti. Un progetto che coinvolge oltre 800 partner, con 51 iniziative territoriali distribuite in tutta Italia e un impatto diretto su oltre 38.000 giovani tra gli 11 e i 18 anni.

L’intervento si muove su due fronti: prevenzione e presa in carico precoce, con un’attenzione particolare alla prossimità, cioè all’aggancio nei luoghi della vita quotidiana. Perché il disagio non si intercetta in astratto, ma dove i ragazzi vivono, si muovono, crescono.

Dai dati ai volti: quando il futuro parla

Il cambiamento, però, passa anche da chi sta vivendo tutto questo in prima persona. Da un confronto diretto con i ragazzi è nata l’opera creativa Nessuna paura, sono un uragano, parte della campagna Non sono emergenza. Una raccolta di cartoline speciali che gli adolescenti hanno scritto a se stessi, da rileggere da adulti. Messaggi di speranza, rabbia, sogni, che oggi diventano una “chat dal futuro” trasformata in video e materiali visivi dall’artista Claudio Beorchia.

Accanto a questa esperienza, nascono le panchine verdi, veri e propri simboli pubblici di ascolto, collocati nei luoghi di socializzazione giovanile. Piccoli gesti, ma dal grande valore: dire ai ragazzi che ci siamo, che li vediamo, che vogliamo ascoltarli.

“Con 800 partner e 38.000 ragazzi coinvolti, BenEssere è il più ampio intervento sul benessere psicologico in Italia”

Ascoltare oggi, per costruire domani

Il disagio giovanile non è più una questione individuale. È un fenomeno sociale strutturale, e come tale va affrontato: con strumenti, politiche, educazione, cultura. Ma prima di tutto, con un gesto tanto semplice quanto rivoluzionario: fermarsi ad ascoltare.

Il 9 aprile non è solo una ricorrenza, è un invito. A comprendere che, in un Paese che troppo spesso ha parlato di adolescenti, è arrivato il momento di parlare con loro.

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