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STORIE DI INNOVAZIONE

Dalla lavanda in Provenza... all'Iris in Val Tramigna: così le colture del passato disegnano un nuovo futuro

5 novembre 2024  |  Tempo di lettura: 6 minuti

Comuni, associazioni, imprese e cittadini insieme per rilanciare una filiera produttiva ormai scomparsa e creare nuove opportunità di sviluppo sostenibile per il territorio

La Val Tramigna da Campiano con i materiali del progetto

C’era una volta in Val Tramigna… Come tutte le storie che si rispettino anche quella di questo progetto inizia così. La protagonista (che “c’era una volta” e oggi potrebbe tornare) è una pianta apprezzata fin dall’antichità per le sue proprietà, con una fioritura colorata che, in primavera, toglie ancora il fiato: l’Iris.

Siamo in Val Tramigna, in provincia di Verona, in un fazzoletto di terra di 15 chilometri quadri incastonato tra Illasi, Tregnago e Soave, che ha il suo cuore pulsante a Cazzano di Tramigna (1.500 abitanti circa).

Fino agli anni Novanta, grazie alle condizioni particolarmente favorevoli del clima e del terreno, questo era uno degli unici due luoghi in Italia in cui l’Iris veniva piantato, coltivato e lavorato (l’altro era il Chianti, in Toscana).

“Attorno all’Iris è nato un progetto che vuole provare a scrivere un futuro diverso per il territorio, dal turismo lento alle opportunità di impresa, passando per la tutela della biodiversità”

“Ricordo ancora che, da bambini, ci sedevamo di pomeriggio all’ombra degli alberi per pelare insieme ai nonni i rizomi. Hanno una forma che assomiglia a quella dello zenzero”, racconta Carlo Bacco, dell’azienda Campo del Curato, tenendone uno appena sbucciato tra le mani.

“Poi li appendevamo a delle cordicelle, dentro casa, per farli essiccare, prima di venderli al mercato. Venivano addirittura dalla Francia per acquistarli e farci dei profumi”.

In Val Tramigna la coltura dell’Iris affiancava quella di viti, ciliegi e ulivi. “In primavera la vallata si trasformava in una meravigliosa tavolozza di colori che andava dal bianco al viola, passando per tutte le sfumature del rosa”.

“Oggi, però, queste coltivazioni sono quasi del tutto scomparse. La vallata è praticamente dominata dalla vite, che ha spazzato via tutto il resto: un’attività sicuramente più solida e redditizia, meno dispendiosa”.

Un tratto della Via dell'Iris

Basta guardarsi attorno per rendersene conto. I pergolati si estendono a perdita d’occhio, tappezzando quasi tutto lo spazio disponibile. Non è una questione solo economica, manca anche la forza lavoro. La storia recente della Val Tramigna è infatti segnata da spopolamento e marginalizzazione, da contrade collinari quasi deserte e servizi difficili da raggiungere.

Iris, simbolo di nuova speranza

Oggi, però, attorno all’Iris è nato un progetto che vuole provare a scrivere un futuro diverso per il territorio: da coltura ormai superata, la pianta sta diventando simbolo di nuova speranza per tutta la valle.

“Crediamo fortemente che l’Iris possa essere volano di sviluppo sostenibile per la nostra comunità”, conferma Maria Luisa Guadin, sindaco di Cazzano di Tramigna, ente capofila del progetto La via dell’Iris in Val Tramigna sostenuto da Fondazione Cariverona.

“Grazie al contributo di amministrazioni, associazioni, imprese e cittadini, attorno a questa coltura stanno nascendo nuove iniziative, dal turismo lento alla ricerca scientifica, dalle opportunità imprenditoriali alla tutela della biodiversità. È già successo con la lavanda in Provenza, con il mirto in Sardegna e con il bergamotto in Calabria… Perché non potrebbe accadere con l’Iris in Val Tramigna?”.

I dettagli dell'Iris

Le sfide: dalla geografia al turismo

Come ogni storia, anche quella di questo progetto ha delle sfide da affrontare. “Siamo in un’area interna e periferica che per decenni non ha avuto alcuna strategia di sviluppo sociale ed economico. Sembra che qui il tempo si sia definitivamente fermato”.

La prima difficoltà è la conformazione del territorio. A differenza della vicina Val d’Illasi, la Val Tramigna non è un luogo di passaggio e a nord si chiude rapidamente. La presenza di frazioni e contrade collinari – distanti anche 10-20 minuti da Cazzano – ha spinto tanti abitanti ad abbandonare le proprie case per trasferirsi nei centri della pianura.

“Negli anni diverse aziende agricole hanno deciso di chiudere perché le opportunità scarseggiavano e i servizi erano difficilmente raggiungibili: è una scelta comprensibile”.

“Siamo in un’area interna e periferica che per decenni non ha avuto alcuna strategia di sviluppo sociale ed economico. Il territorio è, ad esempio, rimasto tagliato fuori dal grande sviluppo turistico”

Il territorio è rimasto tagliato fuori anche dal grande sviluppo turistico che ha invece interessato alcune zone limitrofe. “Soffriamo la vicinanza di comuni meravigliosi come Soave e San Bonifacio. I turisti si fermano lì, senza risalire la nostra valle per scoprirne le perle”. I numeri parlano chiaro: nel 2021, a Cazzano, sono stati registrati poco meno di 3mila visitatori, mentre Soave ne ha ospitati 30mila e San Bonifacio oltre 80mila.

“Un vero peccato, visto che anche la Val Tramigna può contare su borghi di rara bellezza come Campiano, scorci mozzafiato e una natura rigogliosa. Purtroppo, però, facciamo fatica ad attrarre. Non esiste nemmeno un albergo ma solo strutture per brevi soggiorni, con appena 72 posti letto totali”.

Segnaletica della Via dell'Iris
Segnaletica della Via dell'Iris

E se sul piano economico la monocoltura della vite ha permesso lo sviluppo di aziende agricole, cantine e produzioni di eccellenza, su quello ambientale ha portato a una perdita di biodiversità, rendendo il territorio più sensibile anche al dissesto idrogeologico.

Le soluzioni: Iris protagonista di sviluppo sostenibile

Come rispondere a queste sfide? Negli ultimi anni, attorno all’Iris, è nato un crescente interesse non solo da parte delle amministrazioni comunali, ma anche delle associazioni del territorio, delle imprese e dei cittadini.

“Ci siamo accorti di avere tra le mani un tesoro poco conosciuto e soprattutto poco valorizzato. Insieme abbiamo provato a immaginare una strategia di sviluppo che, proprio a partire da questa pianta, potesse rispondere ad alcune delle esigenze più sentite dalla nostra comunità”.

“Insieme abbiamo provato a immaginare una strategia di sviluppo che, a partire dall’Iris, potesse rispondere alle esigenze dalla nostra comunità”

L’Iris ha caratteristiche uniche, che ben si sposano con il territorio. Si adatta a diversi tipi di terreno, convive serenamente con la vite, non ha bisogno di trattamenti chimici, aumenta il livello di biodiversità e, grazie a una fitta rete di radici e rizomi sotterranei, rende più stabili e sicure le pendici collinari. Senza dimenticare il valore economico, legato a usi salutistici, cosmetici e alimentari. Il prezzo del burro d’iris si aggira intorno ai 20mila euro al chilo, mentre l’assoluta può superare i 100mila.

Iris a Campiano

Una nuova partnership per la via dell’Iris

E così, attorno a questa risorsa, è nata una partnership solida ed eterogena che comprende i Comuni di Cazzano di Tramigna e di Tregnago; le associazioni Kaminando, Cai Tregnago e Via dell’Iris della Val Tramigna; l’Università di Ferrara; cinque aziende cofinanziatrici (Erba Madre, Campo del Curato, Vicentini Agostino, Fondo Prognoi, La Rossa).

Il progetto ha portato, innanzitutto, alla nascita della nuova Via dell’Iris, un cammino di 26 chilometri (percorribile a piedi, in bici o a cavallo) che parte da San Bonifico, attraversando borghi e contrade tra Soave, Cazzano, Caltrano e Campiano per poi arrivare a Tregnago.

Il percorso è accompagnato da una cartellonistica, che evidenzia anche le specie botaniche più interessanti, e da manufatti recentemente restaurati.

L'Iris visto dai bambini

Attraverso il coinvolgimento di tutta la comunità, è stata inoltre realizzata una mappa sociale del territorio (disponibile sia cartacea che online). Oltre alla traccia del sentiero, segnala anche realtà economiche, aziende agricole, eventi, associazioni, contrade e luoghi di interesse.

“La Via dell’Iris permette di immergersi nella storia, nella natura e nelle tradizioni di un territorio ancora poco conosciuto”, commentano Francesco Valentini (Via dell’Iris della Val Tramigna) e Emilio Bonomo (Kaminando).

“Il nostro obiettivo è rilanciare un turismo lento e sostenibile, in grado di assecondare il crescente interesse per i cammini presenti in Italia, dalla Via degli Dei al Cammino di San Benedetto”.

“Il progetto ha portato alla nascita della nuova Via dell’Iris, un cammino di 26 chilometri percorribile a piedi, in bici o a cavallo”

“Abbiamo scelto come punto di partenza l’abbazia benedettina di Villanova di San Bonifacio perché da lì passa la Via Romea Strata. Magari qualche escursionista deciderà di deviare un po’ il percorso per visitare anche la nostra valle”.

Ricreare una filiera produttiva completa

Attraverso la diffusione e la promozione dell’Iris, il progetto mira inoltre a riattivare una filiera produttiva completa (dalla coltivazione alla trasformazione dei rizomi) per il settore salutistico, cosmetico e alimentare.

“Già oggi produciamo degli estratti di iris e realizziamo dentifrici, saponi, sciroppi per cocktail. Forniamo poi gli estratti ad altre aziende del territorio innestando una collaborazione per la produzione di birre, confetture aromatizzate”, sottolinea Irene Bagatin (Erba Madre).

“Gli impieghi possono essere davvero tanti, anche su larga scala. Nell’ambito del progetto stiamo piantando circa 10mila rizomi in tutta la valle. La nostra speranza è arrivare a creare un Marchio territoriale d’area per la Val Tramigna”.

Un tratto della Via dell'Iris con un gruppo di camminatori

È iniziata anche una collaborazione con l’Università di Ferrara. L’obiettivo è arrivare a caratterizzare le specie del territorio per sviluppare nuove strategie di valorizzazione della pianta, anche commerciale.

“L’avvio di una nuova filiera aprirebbe la strada a nuove opportunità imprenditoriali, creando posti di lavoro non solo in campo agricolo, ma anche turistico, ricettivo e culturale. Sarebbe un bel gancio per attrarre giovani”.

Biodiversità e lotta al dissesto idrogeologico

La coltura dell’Iris avrebbe un impatto positivo anche sulla tutela dell’ambiente. “La diffusione della pianta contribuirebbe sicuramente ad aumentare la biodiversità dei terreni e a combattere il dissesto idrogeologico, andando a vantaggio anche delle altre colture del territorio”, conferma Bagatin.

Il progetto è accompagnato da una massiccia attività di comunicazione e di divulgazione che coinvolge cittadini, studenti, ricercatori, imprenditori, turisti attraverso eventi, workshop e una serie di contenuti digitali (canali social e, presto, un sito web). L’appuntamento più importante è la Festa dell’Iris, che si tiene nel mese di maggio nel grazioso borgo di Campiano.

“Il modello potrebbe ispirare anche altri territori a guardare con occhi diversi alle proprie risorse, cercando nella storia passata i semi per far germogliare un nuovo futuro”

“La nostra comunità sta investendo molte risorse ed energie in questo progetto. Vogliamo dare vita a un modello partecipato di sviluppo che possa innescare circoli virtuosi, creando nuove opportunità per tutti: un modello che, nel segno dell’Iris, riesca a unire storia locale e innovazione, crescita economica e tutela ambientale, anziani e nuove generazioni”, conclude Guadin.

Un modello, quindi, che potrebbe ispirare anche altri territori a guardare con occhi diversi alle proprie risorse, cercando nella storia passata i semi per far germogliare un nuovo futuro.

Alcuni prodotti collegati al progetto

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