A Verona arriva un’installazione che trasforma il fiume in voce collettiva, tra dati, luci e coinvolgimento della comunità, grazie all’artista Oriana Persico e al progetto culturale Panta Rei

C’è un’opera a Verona che non si guarda soltanto. Si ascolta. Respira. E può persino spegnersi, se la comunità smette di prendersene cura.
Si chiama Udatinos – Sensibili all’acqua. E non è solo un progetto artistico. È un organismo quasi vivente, una scultura biotecnologica che verrà presto alimentata da dati ambientali, luci, suoni e soprattutto relazioni. Nasce sulle rive dell’Adige e si sviluppa come una pianta: lentamente, seguendo le stagioni e i gesti di chi se ne prende cura. Perché Udatinos vive solo se la città lo nutre.
“Attraverso un processo partecipativo lungo un anno, cittadini, studenti, scienziati e artisti diventano Custodi dell’Acqua, contribuendo attivamente alla creazione dell’opera”
Dopo il successo della sua prima esperienza a Palermo, Udatinos arriva a Verona all’interno di Panta Rei, il programma culturale annuale promosso dalla Fondazione e realizzato da Urbs Picta, con una rete di partner che va dalle scuole ai musei, dall’università alle associazioni.
Un anno intero – da settembre 2024 a ottobre 2025 – fatto di mostre, installazioni, esplorazioni, laboratori e incontri per riscoprire il valore dell’acqua attraverso l’arte, la scienza e il pensiero ecologico. Udatinos ne è una delle anime più visionarie e partecipate.

Un’opera che nasce come una pianta… E cambia con la città
Non è una semplice installazione. Udatinos è una residenza artistica diffusa, un’opera in divenire che cresce come un essere vivente: radica nel territorio, si alimenta di dati, si manifesta in suoni e luci che raccontano lo stato di salute dell’Adige.
“Udatinos non è solo un progetto artistico, ma un nuovo modo di abitare il fiume, fatto di ascolto, conoscenza e alleanza tra persone e ambiente”
A guidarla è Oriana Persico, artista e ricercatrice, che ha riscritto per Verona l’esperienza palermitana, adattandola a un nuovo ecosistema umano e fluviale. Il progetto si sviluppa lungo l’arco di un anno, seguendo il ciclo naturale: dalla semina alla raccolta, ogni stagione è un passaggio, ogni fase è un’occasione di coinvolgimento attivo.
Udatinos è anche una tecnologia fragile: se non viene alimentata, si spegne. Vive grazie alla partecipazione di chi la circonda. E questo la rende unica.

I Custodi dell’Acqua
Il cuore pulsante del progetto sono i Custodi dell’Acqua: studenti, docenti, cittadini, attivisti, scienziati, artisti. Persone che, munite di sensori, raccolgono dati sullo stato di salute ambientale del fiume Adige e li trasformano in segni tangibili: segnali luminosi, vibrazioni sonore, informazioni sensibili che danno voce al fiume.
Una pianta artificiale li traduce, rendendo visibile ciò che spesso resta invisibile. Ma questa pianta non è scelta a caso.
“La pianta scelta come icona dell’opera, la Reynoutria Japonica, è un simbolo potente della nostra epoca: invasiva, resistente, capace di rinascere anche da un frammento”
Durante un workshop partecipativo tenutosi il 21 marzo 2025 al Museo di Storia Naturale, è stata selezionata la pianta-icona di Udatinos a Verona: la Reynoutria Japonica.
Una specie aliena e resiliente, capace di replicarsi da un frammento, di farsi spazio anche tra cemento e tubature. Simbolo controverso e potentissimo della nostra epoca, è stata scelta da studenti e giuria come metafora di resistenza, adattamento e rinascita.

Il sapere condiviso: un ecosistema di relazioni
Udatinos si regge su un ecosistema vivo fatto di competenze, generazioni e visioni. Collaborano al progetto il Museo di Storia Naturale di Verona, il Dipartimento di Informatica dell’Università di Verona, Legambiente Verona, gli Istituti Fermi e Copernico Pasoli, studenti universitari e secondari, con percorsi formativi da 25 a 50 ore.
“Udatinos è un’opera biotecnologica che trasforma i dati ambientali del fiume Adige in luce, suono e relazione, rendendo visibile ciò che normalmente resta invisibile”
Ogni tappa del progetto è costruita come uno spazio di apprendimento e creazione condivisa. Alcuni degli appuntamenti principali:
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27 febbraio 2025 – Webinar “Custodi a Palermo”: il dialogo tra chi ha dato vita al primo Udatinos e i nuovi protagonisti veronesi
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9 aprile 2025 – L’arte di comunicare l’arte: laboratorio per apprendere come coinvolgere pubblici diversi
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29 aprile 2025 – Preparazione alla data-generation: focus su sensoristica, dati ambientali, tecnologie partecipative
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12–16 maggio 2025 – Esplorazioni in gommone lungo l’Adige per raccogliere i dati che faranno “parlare” l’opera
Tutti gli eventi e i dettagli per la partecipazione sono disponibili sulla pagina web dedicata.

24 maggio 2025: la città incontra l’acqua
Tra tutte le tappe, ce n’è una in particolare da segnare in rosso sull’agenda, aperta a tutta la cittadinanza: sabato 24 maggio 2025, in occasione della Giornata Mondiale della Biodiversità, Verona si ritroverà sulle rive dell’Adige per un evento pubblico, partecipativo e immersivo.
I Custodi dell’Acqua incontreranno cittadine e cittadini per raccontare la biodiversità del fiume, condurre laboratori, condividere saperi e – soprattutto – generare insieme i dati che alimenteranno la pianta biotecnologica.
Un gesto collettivo e profondamente concreto, che chiude il cerchio formativo e inaugura una nuova alleanza tra comunità e ambiente. Non solo arte da ammirare, ma arte da abitare.
Un’opera che respira con la città
La chiusura del progetto avverrà in autunno, con la presentazione ufficiale dell’opera alla città e la sua esposizione ad ArtVerona 2025. Sarà l’occasione per restituire i dati raccolti, raccontare il processo, condividere riflessioni e visioni nate lungo il percorso.
In un’epoca in cui la tecnologia spesso separa, Udatinos la trasforma in strumento di connessione. Un’opera che rende l’acqua parlante, e la città più sensibile.
“In un tempo segnato da crisi ecologiche e sociali, Udatinos propone una pratica culturale che mette al centro la cura collettiva e l’immaginazione condivisa”
Una storia che lascia tracce
Udatinos non è una mostra, non è un laboratorio, non è un semplice progetto educativo. È una pratica di comunità, un dispositivo poetico e politico, un segno di cura collettiva. È anche una domanda: cosa succede quando una città decide di ascoltare il suo fiume?
Con Panta Rei, Fondazione Cariverona non propone solo eventi culturali, ma esperienze trasformative. E con Udatinos ci invita, forse per la prima volta, ad ascoltare davvero la voce dell’acqua. Una voce che non chiede altro che di essere ascoltata. E curata.

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